News 09 Marzo 2018

Tumori del fegato, arriva da Modena la ‘tecnica’
per scoprire subito quelli a crescita più rapida

Riconoscere, precocemente, i tumori del fegato a crescita più rapida.

È questo il risultato ottenuto dallo studio promosso e sviluppato dalla Gastroenterologia del Policlinico di Modena.

Coordinato dalla professoressa Erica Villa (in qualità di Direttrice), il lavoro ha come titolo I geni correlati alla neoangiogenesi identificano i carcinomi epatocellulari a crescita rapida e a peggiore sopravvivenza. Risultati da uno studio prospettico.

Pubblicato sulla rivista Gut e premiato di recente, nella Capitale, dall’AISF, lo studio è stato finanziato in toto dalla Regione Emilia Romagna e fa parte dei programmi di ricerca Regione-Università.

La professoressa Erica Villa (foto tratta da EpaC)

“Unico nel suo genere – dice la professoressa Villa – ha il presupposto nell’arruolamento in modo prospettico di una coorte di pazienti alla prima manifestazione del tumore”.

Da qui la raccolta di tutta una serie d’informazioni, più che dettagliate, sia sull’andamento clinico sia sulle caratteristiche della patologia a partire dall’esordio e lungo il processo di successiva evoluzione. Elementi collegati poi all’ambito molecolare.

In altre parole, l’esecuzione di una semplice biopsia della lesione in ‘tandem’ all’analisi molecolare (nell’Unità Operativa modenese di Gastroenterologia ciò rappresenta la routine) consente di arrivare al miglior approccio terapeutico per il singolo soggetto.

Ciò che evidenzia, nei fatti, lo studio emiliano è che i tumori del fegato si ‘comportano’ in modo piuttosto eterogeneo nel loro iter/velocità di crescita (da 30 a 600 giorni nel tempo del raddoppiamento del volume della lesione).

Un’eterogeneità – fa comprendere la professoressa Villa – strettamente connessa all’andamento clinico; con i tumori a più rapida crescita contraddistinti da decorsi ultraveloci.

“Per tale motivo – commenta – è importante capire quali sono questi tumori. Il nostro studio ha dimostrato come essi possano essere identificati già alla prima diagnosi da una combinazione di 5 geni, ‘osservati’ (studiati) sulla biopsia del fegato”.

La Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena ha ‘guidato’ diversi centri in Italia – vedi Università di Padova, Bari, Palermo e Messina – e all’estero. Un traguardo, quindi, frutto della collaborazione di numerosi esperti attivi in varie specialità e con molteplici competenze nel mondo delle malattie del fegato e della carcinogenesi.

(Fonte: EpaC – Associazione Onlus)