News 08 Gennaio 2019

Trapianti, macchina ‘ricarica’ fegato e reni
A svilupparla il chirurgo Matteo Ravaioli

Vita Smart, sviluppata dal chirurgo dei trapianti bolognese Matteo Ravaioli (nella foto sopra), è una nuova macchina da perfusione ipotermica ossigenata che consente di ‘ricaricare’ gli organi – fegato e reni – prima dell’intervento.

“L’idea che ho sviluppato – spiega il dottor Matteo Ravaioli dell’Unità di Chirurgia Generale e dei Trapianti del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna è quella di una macchina da perfusione ipotermica ossigenata per gli organi destinati al trapianto, il cui paragone ricorda un po’ il cellulare (ovvero l’organo) messo in ricarica da spento e quindi a bassa attività metabolica e in condizioni di temperatura controllata a 4 gradi”.

“In passato e tuttora – dice Ravaioli – gli organi prelevati ai fini del trapianto vengono conservati in ghiaccio a 4 gradi in attesa di essere trapiantati. Recentemente si è iniziato a far ricorso alle macchine da perfusione in grado di mantenerne la qualità e garantire condizioni d’integrità tali da non danneggiarsi fino all’ingresso in sala operartoria. La macchina che ho sviluppato è la ‘naturale’ evoluzione delle tecnologie oggi disponibili e arriva ora alla sua fase di presentazione mediatica al termine di un lungo percorso preparatorio. Ciò grazie al lavoro svolto in sinergia con un’azienda specializzata in device biomedicali capace di mettere a frutto quanto da me elaborato”.

“Da circa 1 anno – aggiunge Ravaioli – abbiamo concluso qui al Policlinico uno studio – durato 24 mesi – nel corso del quale la macchina è stata utilizzata nell’uomo sia per il fegato sia per il rene con buoni risultati. Risultati relazionati in vari congressi internazionali e che ora sto cercando di poter pubblicare trascorsi i 12 mesi di follow-up. Sempre qui a Bologna a breve inizieremo uno studio randomizzato con un gruppo di pazienti (110 tra fegato e rene) trattati con l’ausilio di questa macchina da perfusione ed un gruppo di pazienti (110 tra fegato e rene) trattati in metodica convenzionale allo scopo di verificare l’effettiva efficacia del nuovo dispositivo inizialmente chiamato Matteo Pump ma poi ribattezzato in via definitiva come Vita Smart. Il nome – sorride Ravaioli – conta poco; conta molto di più lo sviluppo della tecnologia. Conta dare impulso ai trapianti e alla cultura della donazione”.

(Fonte: Epateam.org)