News 03 Maggio 2018

Trapianti di fegato per infezione da Epatite C
ridotti in modo netto grazie agli antivirali DAA

L’utilizzo degli antivirali ad azione diretta (DAA) in Europa ha ridotto, in modo deciso e netto, i numeri del trapianto di fegato per infezione da virus dell’Epatite C (HCV). Così come stanno significativamente migliorando le quote di sopravvivenza post-trapianto che hanno raggiunto il loro massimo storico.

Sono queste le principali risultanze desunte dall’istantanea scattata da uno studio epidemiologico basato sull’European Liver Transplant Registry (ELTR) e condotto quasi per intero da ricercatori italiani.  Studio presentato e illustrato a Parigi nel corso dell’International Liver Congress 2018, meeting annuale organizzato dall’European Association for the Study of Liver (EASL.

La ricerca ha visto quale prima relatrice, Chiara Mazzarelli dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda (Milano).

A lei è toccato il compito di evidenziare che la percentuale di trapianti d’organo eseguiti a seguito d’infezione da HCV si è più che dimezzata dall’ingresso nel prontuario terapeutico dei farmaci DAA e che le quote di sopravvivenza post-trapianto tra soggetti con HCV sono ormai sovrapponibili a quelle dei pazienti affetti da Epatite B.

L’epatopatia da HCV ha rappresentato per decenni l’indicazione principale alla chirurgia trapiantologica nella stragrande maggioranza dei Paesi Occidentali.

“Sfortunatamente – spiega l’autrice nell’articolo pubblicato da Pharmastar.it – sappiamo però che dopo il trapianto tutti i pazienti tendono a ricadere, con un’accelerazione della fibrosi, e questo, associato in passato all’impiego di farmaci poco tollerati e non così efficaci, aveva portato ad una riduzione della sopravvivenza del fegato trapiantato e dei riceventi”.

L’introduzione degli antivirali DAA ha fortemente modificato lo scenario di riferimento nonché rivoluzionato il trattamento delle persone colpite da HCV anche in una fase molto avanzata della malattia epatica.

Rispetto ai precedenti trattamenti dell’HCV – precisa la dottoressa Mazzarelli – basati sull’impiego di ribavirina e interferone pegilato, i nuovi farmaci DAA risultano particolarmente efficaci e ben tollerati dall’organismo umano. Consentendo allo stesso tempo percentuali di eradicazione del virus nell’ordine del 90-99%.

“E sappiamo che ciò è associato a molteplici benefici, tra cui la riduzione del rischio di cirrosi, di scompenso epatico e della mortalità complessiva ed epato-correlata”.

(Fonte: Pharmastar.it)