News 19 Aprile 2019

Antivirali per quattro settimane: cuore e polmoni
trapiantati senza rischi da donatori con Epatite C

Cuore e polmoni provenienti da donatori con Epatite C potranno essere trapiantati senza rischi per i riceventi degli organi.

Le procedure messe in atto allo scopo di prevenire l’infezione nel paziente sottoposto ad intervento, hanno dimostrato la loro efficacia così da non giustificare il non utilizzo di organi sani appartenuti a persone con HCV.

A dare conferma della notizia è lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine da alcuni ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston.

Nell’ospedale americano dal marzo 2017 sono stati eseguiti 69 trapianti di cuore e polmoni da donatori affetti da Epatite C verso riceventi senza il virus.

Risultato: nessun paziente ha contratto la malattia. L’obiettivo – che potrebbe tradursi nel maggior numero di trapianti e vite salvate – è stato ottenuto grazie alla profilassi adottata fin dalle prime ore successive alla sala operatoria: una terapia antivirale della durata di 4 settimane.

I ricercatori hanno messo nero su bianco come il trattamento anti-Epatite C, iniziato subito dopo l’intervento, risulti efficace e sicuro.

“Efficace – spiegano – perché riesce ad impedire che il virus passi dal cuore o dal polmone del donatore al fegato del ricevente; sicuro perché si è rivelato ben tollerato, nonostante l’elevato numero di farmaci a cui i pazienti sono costretti allo scopo di scongiurare il ‘pericolo’ del rigetto”.

“Siamo rimasti sorpresi – aggiunge Ann Wolley, principale autore dello studio – nel constatare un successo pari al 100%”.

La chiave di un così importante traguardo sta dunque nel tempismo del trattamento, arrivando altresì a ridurre la durata della terapia dalle 12 settimane ‘tradizionali’ alle 4 di oggi (con evidenti, minori costi sanitari).

Ad attirare l’attenzione dei medici è però il dato riferito alla sopravvivenza: a 6 mesi dall’intervento, il tasso tra riceventi da donatori con HCV  e da donatori senza HCV era il medesimo.

(Fonte: healthdesk.it)