News 02 Luglio 2018

Colangite Biliare Primitiva, la gestione clinica
secondo i principi della Medicina di precisione

Colangite Biliare Primitiva: quali sono i progressi clinici maturati nell’ultimo periodo?

A questi interrogativi hanno dato risposta gli specialisti riunitisi a Roma il 15 e 16 giugno scorsi in occasione del 2° Cholestasis Symposia.

Durante il convegno sono state presentate le novità nella gestione della patologia così da poter aggiornare l’intera comunità medico-scientifica nazionale ed internazionale.

A fare il punto sullo stato dell’arte è il professor Domenico Alvaro, Dirigente Medico di II° Livello, Responsabile della U.O.C. Gastroenterologia del Policlinico Umberto ed Ordinario di Gastroenterologia all’Università La Sapienza.

“Sotto il profilo della gestione – spiega il professor Alvaro – i progressi derivano da una serie di studi multicentrici in cui i gruppi italiani hanno rivestito un ruolo determinante. Da ciò è emerso come oggi si possa gestire la Colangite Biliare Primitiva mediante i principi della medicina di precisione“.

In altri termini sia al momento dell’atto diagnostico sia durante la terapia di prima linea, vi è la concreta capacità di riuscire a ‘stratificare’ i pazienti secondo una ‘scala’ di rischio relativa alla progressione della malattia.

“Possiamo quindi – aggiunge Alvaro – prevedere chi non avrà alcun rischio di andare incontro a complicanze e chi, al contrario, dovrà essere trattato con terapia di seconda linea allo scopo di rallentare/frenare l’avanzamento della CBP”.

In Italia i numeri della Colangite Biliare Primitiva sono numeri importanti: nel nostro Paese si stima soffrano di CBP circa 13-14 mila pazienti.

Al Policlinico Umberto I, la U.O.C. di Gastroenterologia segue quasi 250 soggetti affetti dalla patologia e provenienti dall’intero territorio nazionale.

La CBP è una malattia immuno-mediata a carico dei dotti biliari piccoli: determina la stasi della bile all’interno della ghiandola epatica e conseguente deterioramento dell’organo fino a sfociare in cirrosi e scompenso.

Ad essere maggiormente (preferenzialmente) colpite sono le donne d’età compresa tra i 40 ed i 60 anni in fase peri e post-menopausa. Accertata pure la familiarità per la stessa patologia non di rado associata ad altre malattie autoimmuni (vedi tiroidite e malattie del connettivo).

La sintomatologia riferita indica grave astenia e prurito. Gli stessi sintomi sono però molto spesso indipendenti dal grado di progressione della CBP.

Si tratta comunque di condizioni piuttosto invalidanti in rapporto alla vita sociale e lavorativa comportando, inoltre, anche terapie errate sul fegato.

Nelle fasi terminali, i sintomi si acuiscono e corrispondono allo scompenso epatico: ittero, ascite, emorragie digestive, encefalopatia epatica.

“Occorre una diagnosi all’insorgere dei primi sintomi – conclude il professor Alvaro -. Da un’indagine condotta sui pazienti con CBP si è visto come questa venga fatta con un ritardo di quasi 4 anni: non è accettabile”.

(Fonte: Policlinico Umberto I – Roma)