Focus 14 Gennaio 2021

Indagini genetiche sui pazienti per valutare meglio le opzioni di trapianto. Il progetto nato a Torino

I trapianti di fegato, rene, cuore o polmone potranno essere valutati meglio conoscendo il patrimonio genetico di un paziente. È quello che si augurano i ricercatori del Servizio di Immunogenetica e Biologia dei trapianti dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università che hanno sviluppato il progetto intitolato “Miglioramento del beneficio determinato da trapianto”, pubblicato anche sulla rivista Journal of Nephrology.

Il sistema di diagnostica comprende un laboratorio di immunogenetica clinica, un prelievo di sangue e l’alta tecnologia e l’esperienza di un centro donazione-trapianti. L’obiettivo è quello di leggere il codice dei geni così da individuarne eventuali mutazioni per chiarire l’origine della malattia e, conseguentemente, favorire il percorso terapeutico più adeguato o il miglior esito del trapianto di organi. Attraverso uno sforzo cooperativo multidisciplinare, i ricercatori hanno costruito una pipeline analitica per identificare i pazienti con malattia renale cronica (CKD) con un sospetto clinico di una condizione monogenica o senza una diagnosi ben definita. Seguendo la caratterizzazione fenotipica e clinica richiesta dal diagramma di flusso, i candidati che soddisfacevano questi criteri sono stati ulteriormente studiati mediante sequenziamento dell’esoma clinico seguito dall’analisi in silico di 225 geni correlati alla malattia renale.

Grazie all’utilizzo di una piattaforma sono stati arruolati 160 pazienti provenienti da 13 diverse unità di Nefrologia e Genetica del Piemonte nell’arco di 15 mesi. Una valutazione preliminare “remota” basata su criteri di inclusione ben definiti ha permesso di definire l’idoneità per l’analisi NGS (Next Generation Sequencing o sequenziamento in parallelo). Tra i 138 pazienti reclutati, 52 erano bambini e 86 adulti. Fino al 48% di loro aveva una storia familiare positiva per malattia renale. Nel complesso, l’applicazione di questo flusso di lavoro ha portato all’identificazione di varianti genetiche che potenzialmente spiegano il fenotipo in 78 casi.

Questi risultati sottolineano l’importanza del sequenziamento dell’esoma clinico come strumento versatile e altamente utile e non invasivo per la diagnosi genetica delle malattie renali. Identificare i pazienti che possono beneficiare di terapie mirate e migliorare la gestione del trapianto di organi sono ulteriori applicazioni previste. Oggi il test è utilizzato per tutte le patologie renali che possono generare un’insufficienza d’organo, sia negli adulti che in età pediatrica. In misura minore è applicato per le malattie polmonari come la fibrosi cistica, ma anche nelle patologie epatiche, dove tuttavia l’ereditarietà è un fattore raro.