News 20 Aprile 2018

“Tuteliamo l’anonimato di chi dona organi”
Il CNT spiega perché e risponde a Change.org

In Italia la legge sancisce che ‘il personale sanitario e amministrativo impegnato nelle attività di prelievo e di trapianto è tenuto a garantire l’anonimato dei dati relativi al donatore ed al ricevente’ (art. 18, comma 2, Legge 1 Aprile 1999, n.°91). Oltre alla difesa della privacy, la stessa deontologia medica prevede il divieto di rivelare ad altri i dettagli su chi è in cura o è stato curato, ad eccezione degli stretti familiari”.

Così Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, in risposta all’appello di Marco Galbiati, l’uomo che su Change.org ha dato il là ad una petizione per chiedere che le famiglie del donatore e del ricevente possano conoscersi.

Crediamo – dice Galbiati su Change.org – che questa sia una legge ingiusta, perché impedisce, qualora entrambe lo desiderino, d’incontrarsi e conoscersi; magari con un supporto psicologico come già avviene in altri Paesi. Crediamo sia giusto dare – commenta il papà di Riccardo, morto per infarto nel 2017 a soli 15 anni – ai familiari del donatore e al ricevente questa possibilità”.

Marco Galbiati dall’anno della morte del figlio ha iniziato la sua battaglia personale con l’intento di arrivare a conoscere chi ha ricevuto gli organi del ragazzo.

Battaglia che ad oggi, grazie alla petizione lanciata da Change.org, lo vede affiancato da altre 1.800 persone che la pensano allo stesso modo. Un numero destinato a crescere ancora considerata l’estrema attualità dell’argomento.

Per chiarire ‘lo stato dell’arte in Italia’, Nanni Costa ha preso carta e penna e scritto una lunga lettera a Galbiati resa pubblica dalle pagine web di Vanityfair.it

Un trapiantato – scrive ancora Nanni Costa – è una persona che ha ricevuto un dono inestimabile; ritorna alla vita e porta per sempre con sé un sentimento di gratitudine profondo nei confronti del donatore: sentimento che gli psicologi chiamato vincolo di riconoscenza“.

Il principio dell’anonimato, spiega Nanni Costa, è un principio a precisa tutela del ricevente. Persona che potrebbe – il condizionale è d’obbligo – sviluppare dipendenza nei confronti di chi gli ha donato l’organo e dunque gli ha restituito la vita; oppure potrebbe subire pressioni di varia natura (non escluse onerose richieste dal punto di vista relazionale o addirittura economiche).

Rifacendomi all’esperienza degli ultimi 20 anni come direttore del Centro Nazionale Trapianti – sottolinea Nanni Costa – posso testimoniare come il principio dell’anonimato tuteli altresì i familiari del donatore aiutandoli a gestire il rischio di sviluppare aspettative nei confronti di chi ha ricevuto gli organi del proprio caro nonché supportandoli nell’elaborazione del lutto”.

Ma Nanni Costa non ‘chiude tutte le porte’ a possibili scenari futuri.

Un’ipotesi da esplorare – afferma in chiusura della lettera rivolta a Galbiati – potrebbe essere mutuata da quanto accade per le Cellule Staminali Ematopoietiche in tutto il mondo; dove non è permessa la comunicazione dei dati anagrafici del ricevente e del donatore ma è possibile un contatto anonimo mediato dalla World Marrow Donor Association a fronte della sottoscrizione, da parte di entrambi (ricevente e donatore) di un consenso per l’inoltro di comunicazioni che viene rilasciato dopo il trapianto”.

(Fonte: Vanityfair.it – www.trapianti.net)