News 02 Luglio 2018

Steatosi epatica non alcolica, studio europeo
scopre relazione con il microbiota intestinale

Lo studio – condotto da un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra, dell’Università di Girona, dell’Università Tor Vergata di Roma e dell’INSERM di Tolosa – ‘parla’ in modo alquanto chiaro: esiste una relazione diretta tra Steatosi epatica e microbiota intestinale.

I sottoprodotti chimici dei batteri che compongono il microbiota intestinale – questo il ‘nocciolo’ della scoperta – possono essere utilizzati come mezzo diagnostico; più nello specifico quali segni premonitori di una malattia epatica.

Tra queste malattie, una delle patologie rilevabili con maggiore facilità grazie al microbiota è la Steatosi epatica non alcolica; malattia il cui esordio è caratterizzato dall’accumulo di grasso a livello del fegato e che nel tempo può condurre a cirrosi (nei casi ancora più gravi sfocia nell’insufficienza epatica e in tumore).

Caratteristica della Steatosi epatica non alcolicaEpateam.org se ne è occupato più volte – è il fatto di non essere ‘avvertita’ dalle persone malate fino a quando il quadro clinico non raggiunge livelli preoccupanti.

IN COSA CONSISTE LA SCOPERTA

I ricercatori, attraverso un semplice esame del sangue, hanno individuato un composto chimico – chiamato PAA (acido fenilacetico) – prodotto da alcuni batteri che vivono nell’intestino. Questo composto sembra essere collegato alla Steatosi epatica non alcolica ed è rintracciabile già nelle fasi iniziali della patologia.

In altre parole, il PAA si rivela a tutti gli effetti un potenziale bio-marcatore da poter utilizzare, tramite test sanguigno, nell’accesso a cure precoci.

Prima di arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno ‘preso in carico’ 100 persone affette da obesità e fegato grasso dalle quali sono stati prelevati campioni di sangue, urine e feci assieme a tessuto epatico. Una volta confrontati i campioni con altri campioni d’individui sani, è emerso come la grande differenza equivalga appunto nella rintracciabilità di PAA (composto elaborato dai batteri intestinali dopo la scomposizione degli aminoacidi introdotti per mezzo del cibo).

La certezza che la causa di tutto fossero proprio i batteri, gli studiosi l’hanno avuta nel momento in cui è stato somministrato il PAA ad alcune cavie (topi). Poco dopo gli animali mostravano sofferenza epatica (fegato grasso). Identica sorte si è avuta quando il microbiota di un topo colpito da Steatosi è stato trasferito nell’intestino di un roditore in perfetta salute.

(Fonte: ilgiornale.it)