News 14 Agosto 2019

Medicina narrativa: ecco le storie dei pazienti
Pubblicato in Italia il volume di Rita Charon

“Un buon clinico deve coltivare il rapporto con l’arte, che sia letteratura, poesia, teatro o pittura. Il clinico ha bisogno di una sensibilità umanistica per entrare nelle narrazioni dei pazienti, per abbracciare quelle realtà immaginative che costituiscono il loro vissuto. È una nuova concezione della medicina, che recupera una tradizione antica e la integra con lo studio del linguaggio e delle arti visuali”.

L’edizione italiana del testo di Rita Charon

Pubblicato negli Stati Uniti nel 2006 con il titolo “Narrative Medicine. Honoring the Stories of Illness” esce in Italia, tredici anni dopo, per i tipi di Raffaello Cortina Editore (“Medicina narrativa. Onorare le storie dei pazienti”), il volume che Rita Charon – medico internista e docente alla Columbia University, foto in alto – ha dedicato alla medicina narrativa, facendo del testo l’opera sui cui si fonda la “metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa”.

“Attraverso la lettura e la scrittura – si legge nella presentazione dell’edizione italiana (rapidamente in testa alle classifiche di vendita, ndr) – si possono sviluppare quelle capacità di ascolto e di attenzione necessarie non solo per arrivare a diagnosi più adeguate e a terapie più condivise, ma anche per prendersi cura davvero di chi soffre, in contrasto con un sistema sanitario che sembra anteporre le preoccupazioni aziendali e burocratiche ai bisogni delle persone”.

Rita Charon si occupa di medicina narrativa da quasi trent’anni. È la personalità più nota in questo campo a livello mondiale.

La sua esperienza ha radici profonde (ogni anno centinaia di pazienti inviano il racconto della loro malattia alla Facoltà di Medicina, ndr) e risale ai tempi in cui raccogliendo attorno a sé medici, operatori sanitari, studenti li ha invitati a leggere i grandi classici insegnando loro le basi dell’analisi del testo e come applicarla ‘alle patografie’; cioè agli scritti dei malati, invitandoli poi ad esprimere le proprie emozioni, lasciando che affiorassero dalla pratica ospedaliera.

In altre parole si è messa nella condizione di far comprendere a quanti si occupano di salute che possedere competenze narrative contribuisce all’efficacia clinica poiché le stesse competenze sviluppano l’intuizione, la consapevolezza, l’empatia.

Ma c’è dell’altro. La medicina narrativa è un potente motore in grado d’imprimere qualità alle capacità progettuali, di favorire le relazioni tra colleghi, aiutando altresì a capire quali siano i doveri etici e le implicazioni sociopolitiche della medicina.

Rispetto agli Stati Uniti – il programma fondato dalla Charon alla Columbia University esiste dal 2009 ed oggi è diventato un vero e proprio corso con oltre duecento laureati – nel nostro Paese è attiva la SIMeN (Società Italiana di Medicina Narrativa) presieduta dalla sociologa dell’Asl Toscana Sud Est, Stefania Polvani.

Stefania Polvani (SIMeN)

“Qui la medicina narrative – spiega Polvani – è ancora legata ad iniziative episodiche… L’obiezione frequente dei medici riguarda la mancanza di tempo, ma sul lungo periodo il tempo si risparmia, grazie all’efficacia della relazione terapeutica. Del resto, se i medici non imparano ad ascoltare, le conseguenze possono essere gravi. Perché la gente si rivolge a cure alternative? Perché ha bisogno di ascolto”.

Il 21 febbraio scorso, in occasione dell’evento Epateam “Il trapianto si racconta”, ospitato nelle sale dell’Hotel Metropole a Roma ed introdotto dal dottor Lucio Caccamo, componente, in qualità di promotore, della Faculty Epateam, Rita Charon ha inviato il proprio videocontributo che vogliamo riproporre QUI.

All’iniziativa ha partecipato anche Stefania Polvani, presidente della SIMeN, dalla quale abbiamo successivamente raccolto una breve serie di clip che bene riassumono il significato della medicina narrativa (GUARDA VIDEO 1 e VIDEO 2).

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Rita Charon – Medicina narrativa. Onorare le storie dei pazienti – Edizione italiana a cura di Micaela Castiglioni – Traduzione: Christian Delorenzo – Raffaello Cortina Editore

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(Fonte: Il Venerdì di Repubblica (servizio di Giulia Villoresi) – Raffaello Cortina Editore – Epateam)