Le Storie di Epateam 06 Aprile 2020

Tiziana Negri: “Io, trapiantata di fegato, vi racconto come ho sconfitto il Coronavirus”

Sono una trapiantata di fegato prossima a compiere, il 12 aprile, 5 anni di una nuova vita. Ho rischiato di non riuscire a festeggiare questa importante data perché, quindici giorni fa, ho iniziato ad accusare i caratteristici sintomi di infezione da Coronavirus: febbre alta, tosse e difficoltà respiratorie.

Dopo una settimana trascorsa a casa senza miglioramenti, la mia dottoressa epatologa mi ha consigliato di recarmi al pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, città in cui vivo. E da quel momento è iniziata l’esperienza più dura della mia vita, neppure il trapianto è stato così impegnativo. Ho dovuto in pochi minuti salutare mio marito, entrambi con occhi pieni di lacrime consapevoli del rischio reale che potesse essere l’ ultima volta… E poi si sono aperte le porte del pronto soccorso.

Tiziana Negri nel letto dell’ospedale di Bergamo

Ero stata avvertita dall’infermiera che mi avrebbe aspettato una situazione tragica, ma non pensavo a un clima da trincea. Questa sensazione mi è rimasta per tutta la settimana in cui sono stata ricoverata: questa è una vera guerra, semplicemente senza feriti. I medici e gli infermieri stanno facendo un lavoro che non è descrivibile per quanto riguarda l’impegno professionale, ma soprattutto psicologico. E nonostante tutto non ho mai sentito nessuno alterarsi o reagire con nervosismo. Io ho avuto la fortuna di essere stata messa soltanto sotto maschera di ossigeno senza avere la necessità del famoso casco Cpap (un sistema di ventilazione assistita non invasiva, strategico per la cura dei pazienti colpiti da Covid-19, ndr). Sento ancora nelle orecchie il fischio che emette questo apparecchio che molti pazienti sono costretti a tenere per poter sopravvivere: un suono che mi è entrato nell’anima e che rimarrà per sempre come un incubo.

La mia situazione è stata complicata invece da interferenza dei numerosi farmaci prescrittami per il virus con quelli antirigetto che mi hanno causato vomito e nausea al punto da non riuscire a mangiare nulla per oltre una settimana. Devo ammmettere che ho dovuto stringere i denti per resistere e contavo i minuti che mi avrebbero separato dalla dimissione.

Perché comunque Dio mi ha dato ben due nuove possibilità: cinque anni fa con il trapianto e ora con la gioia di essere sopravvissuta a questo incubo. La ripresa sarà lenta, ne sono consapevole, ma non è da tutti essere stati fortunati due volte. Grazie Vita.