Focus 11 Maggio 2020

Un modello “a semaforo” per gli interventi prioritari
Il progetto made in Lombardia arriva negli Usa

Serve a stabilire quali interventi chirurgici sono prioritari rispetto agli altri, soprattutto nell’epoca contraddistinta dal Covid-19 in cui le malattie non si fermano e la ricerca nemmeno. È il modello “a semaforo” sviluppato dall’Int (l’Istituto nazionale tumori) di Milano, in collaborazione con con l’ospedale Sacco e la Fondazione Humanitas che, dopo aver ricevuto il benestare della Regione Lombardia, è stato esportato anche negli Stati Uniti.

Il professor Vincenzo Mazzaferro

Annals of Surgery, oltre a essere l’organo ufficiale dell’European e dell’American Surgical Association, è anche la rivista che ha pubblicato lo studio condotto dall’equipe del professor Vincenzo Mazzaferro, ordinario di Chirurgia all’università di Milano e direttore di Chirurgia dell’apparato digerente all’Int, uno dei pochi ospedali milanesi in cui il tasso di infezione è risultato sempre molto basso. Come ha spiegato lo stesso Mazzaferro anche all’agenzia Dire, “la spiegazione di questo dato è dovuta principalmente al fatto che, generalmente, i pazienti oncologici vengono sottoposti a interventi di elezione e non di urgenza“. Significa cioè che sono i medici a stabilire l’eventuale presenza del virus. Tuttavia, lo sforzo dell’intero personale sanitario nella gestione dell’emergenza ha portato ad un inevitabile allungamento delle liste di attesa.

Ecco perché nella ricerca pubblicata, per fornire una scala di priorità precise da seguire di fronte a un intervento, c’è un modelo a semaforo che indica quale intervento sia più o meno urgente, così da stabilire se un paziente possa essere rinviabile o meno. Una sorta di vademecum a disposizione di qualsiasi chirurgia che riguardi persone con tumore. Ma non è tutto.

Già nelle scorse settimane, infatti, la rivista Lancet Gastroenterology & Hepatology aveva pubblicato una ricerca effettuata sempre dall’Istituto nazionale tumori, su pazienti sottoposti a trapianto di fegato, secondo la quale la terapia di immunosoppressione post trapianto non aumenta il rischio di contrarre il Covid-19.