Focus 08 Settembre 2020

Oltre 1200 trapianti di fegato e liste d’attesa in calo
Il report sull’attività del 2019 pubblicato dal CNT

Il secondo risultato migliore di sempre. Questo ha rappresentato il 2019 per l’attività trapiantologica italiana, in particolare per quella del fegato. A confermarlo ci pensa il report pubblicato dal Centro nazionale trapianti che fissa a +4,6% l’incremento rispetto all’anno precedente.

Sono stati 1.277 i trapianti effettuati, di cui quelli combinati sostanzialmente equiparabili al 2018, più uno multiviscerale a Torino (fegato, pancreas e polmone doppio). Oltre la metà dei pazienti trapiantati appartiene alla fascia d’età tra i 40 e i 60 anni, con una conseguente indicazione su come i riceventi siano tendenzialmente piuttosto giovani. Circa il 36%, tuttavia, è risultato composto da soggetti over 60, confermando come, in particolare per il fegato, non esistano particolari controindicazioni in riferimento all’età anagrafica. I due terzi dei pazienti trapiantati sono residenti nella stessa regione in cui si sono sottoposti all’intervento, a fronte di un 32,5% di coloro che sono costretti invece a muoversi da Sud a Nord. Toscana e Veneto si confermano le regioni italiane con la maggior percentuale di pazienti trapiantati provenienti da altri territori italiani: Puglia, Sardegna e Campania hanno invece trapiantato persone residenti.

Dopo la flessione del anni precedenti, il 2019 ha segnato la ripresa dell’attività di trapianto da donatore vivente. Ammontano a 22 gli interventi effettuati su scala nazionale di cui addirittura l’85% su riceventi pediatrici: tra i centri maggiormente attivi per questa tipologia di trapianto ci sono l’ospedale Bambino Gesù di Roma e l’ISMETT di Palermo. Ma non solo.

Lo scorso anno ha visto effettuare a Padova il primo trapianto di fegato su un paziente con metastasi epatiche inoperabili con rimozione successiva del fegato malato. Sempre nel 2019, a Roma, c’è stato il primo trapianto di fegato su una paziente con metastasi epatiche da carcinoma mammario. Sempre in base al report del Cnt, la Città della Salute e della Scienza di Torino è la struttura che, dal 2010, ha effettuato il maggior numero di interventi in Italia (1.360), seguita dall’università di Pisa (1.236) e dal Niguarda di Milano (923). Tuttavia, la classifica relativa all’attività del 2019 vede in testa Pisa con 161 trapianti, seguita da Torino e Milano con, rispettivamente, 148 e 126. Il Nord si conferma al centro dell’attività trapiantologica epatica con l’80% degli interventi rispetto al 20% del Sud, un dato sostanzialmente in linea con la presenza, proprio al Nord, del 60% del totale dei centri specializzati in questo ambito.

Come ha commentato il direttore del Cnt, Massimo Cardillo, “il quadro che emerge dal Report è quello di una rete articolata, che però presenta ancora forti disomogeneità regionali, sia sul versante delle donazioni che in quello dei trapianti. Sono anche evidenti i grandi mutamenti sul versante delle caratteristiche dei donatori e degli organi trapiantati, che hanno imposto un radicale cambiamento dell’approccio della Rete agli aspetti della sicurezza. Su questo tema l’organizzazione della nostra Rete continua a dimostrare efficienza e conferma la capacità di utilizzare con successo anche organi di donatori anziani, o con livelli di rischio diversi da standard. Resta aperto il tema dell’alta percentuale di opposizione alla donazione da parte dei familiari dei potenziali donatori: queste percentuali purtroppo sono in crescita in quasi tutte le Regioni e si accompagnano anche a un aumento dei dissensi registrati in Comune al rinnovo del documento di identità. Quest’ultimo deve essere interpretato come un forte segnale di allarme e uno stimolo a programmare un deciso intervento di comunicazione ai cittadini, centrato sulla solidarietà sociale del gesto della donazione degli organi”.

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