Focus 20 Aprile 2021

Gli zuccheri aggiunti possono favorire la diffusione della steatosi epatica non alcolica nei bambini

Ci sarebbero gli zuccheri aggiunti alla base della crescente diffusione della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) tra i bambini. Lo conferma lo studio pubblicato su Pediatric Obesity condotto dai ricercatori dell’Arizona State University e del Translational Genomics Research Institute (TGen), un’affiliata di City of Hope.

La malattia del fegato grasso rappresenta la patologia epatica cronica più diffusa nei pazienti pediatrici. È associata a un elevato apporto calorico giornaliero unito a una vita sedentaria e a un consumo eccessivo di zuccheri aggiunti, un fattore particolarmente importante per gli adolescenti obesi. Solo il fruttosio è stato collegato allo sviluppo della NAFLD, anche se ad oggi la sua relazione con la malattia rimane non completamente compresa, e non è ancora noto se causi effettivamente la steatosi o invece esacerbi l’accumulo di grasso epatico e il possibile danno epatocellulare solo nel contesto di fattori cardiometabolici.

Lo scopo di quella che nei fatti è stata una revisione di una ricerca precedente è stato quello di riassumere studi recenti che collegano il consumo di fruttosio con la NAFLD nella popolazione pediatrica e integrare i risultati di studi interventistici sulla restrizione del fruttosio in bambini e adolescenti su NAFLD e marcatori metabolici correlati. Dato l’impatto complessivo positivo delle modifiche dello stile di vita nella gestione della malattia in età pediatrica, la riduzione del consumo di zuccheri aggiunti può rappresentare un’importante opportunità precoce per mitigare o prevenire la NAFLD nei bambini e negli adolescenti ad alto rischio.

Negli Stati Uniti oltre un bambino su 10 è affetto da steatosi epatica non alcolica, una forma che può progredire in steatoepatite che, a sua volta, rischia di condurre a cirrosi e altre forme gravi che costringono il paziente al trapianto di fegato o persino alla morte. Obesità e storia familiare sono i fattori di rischio più noti. I ricercatori, in uno studio precedente, avevano scoperto che il fruttosio, trasformato in glucosio dal fegato così che l’organismo possa sfruttarlo per produrre energia, agiva nell’aumento dell’espressione genica e nell’alterazione della corretta funzione cellulare con conseguente produzione di malattia del fegato. Ecco perché questa revisione si è concentrata sulla valutazione del legame tra il consumo eccessivo di fruttosio e le manifestazioni di NAFLD nei bambini, nonché sull’analisi delle possibili azioni per limitare il fruttosio e identificare i biomarcatori metabolici correlato.

I risultati hanno dimostrato che diminuire il consumo di zuccheri aggiunti può essere una strada utile per ridurre il rischio di steatosi epatica non alcolica nei bambini. Tuttavia, la diagnosi resta difficile in quanto non vi sono sintomi specifici per la malattia e la NAFLD è più comunemente sospettata tra i bambini obesi con enzimi epatici anormali sulla base dei loro campioni di sangue, ma ciò deve essere confermato con ulteriori test.

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