Focus 28 Settembre 2020

Generare un fegato nuovo all’interno dei linfonodi
I risultati dello studio dell’università di Pittsburgh

Un fegato ausiliario. Un nuovo organo fatto crescere nei linfonodi iniettando le cellule epatiche prelevate dallo stesso fegato. Potrebbe essere la nuova possibilità a disposizione di quei pazienti che non possono sottoporsi al trapianto e che è stata studiata da un gruppo di ricercatori dell’università di Pittsburgh.

Lo studio, condotto facendo crescere l’organo extra nei maiali e i cui dettagli sono stati pubblicati sulla rivista Liver Tansplantation, ha confermato la possibilità di poter sviluppare un fegato secondario dopo i test già condotti sui topi. Un risultato importante soprattutto nell’ottica di portare questa strategia in clinica, così da arginare, si spera, il declino delle funzioni epatiche nei soggetti non idonei o in attesa del trapianto.

Il trapianto di fegato ortotopico continua ad essere l’unica terapia efficace per i pazienti con malattia epatica allo stadio terminale. Sfortunatamente, molti di questi pazienti non sono considerati candidati al trapianto, privi di opzioni terapeutiche efficaci che possano affrontare sia la progressione irreversibile della loro insufficienza epatica sia il controllo della loro ipertensione portale. In questo studio prospettico, è stato sfruttato un modello suino per indurre insufficienza epatica sub-acuta. Epatociti autologhi, isolati dal lobo epatico sinistro, sono stati trapiantati nei linfonodi mesenterici mediante iniezione cellulare diretta. Da 30 a 60 giorni dopo il trapianto, l’attecchimento degli epatociti nei linfonodi è stato identificato con successo in tutti gli animali trapiantati con il grado di massa epatica ectopica rilevato proporzionale alla lesione epatica nativa indotta.

Questi fegati ectopici sviluppati all’interno dei linfonodi hanno mostrato notevoli caratteristiche istologiche dei lobuli epatici dei suini, inclusa la formazione di sinusoidi e dotti biliari. Sulla base del precedente modello murino tirosinemico e degli attuali modelli suini di insufficienza epatica sub-acuta indotta, la generazione di tessuto epatico ausiliario, utilizzando i linfonodi come siti di attecchimento degli epatociti, rappresenta un potenziale approccio terapeutico per integrare la funzione epatica in declino nel trattamento della malattia epatica.

La conferma che lo studio ha ottenuto sui maiali rappresenta senza dubbio un importante passo in avanti verso la sperimentazione clinica, anche se prima di passare all’uso umano i ricercatori proveranno a riprodurre gli stessi risultati anche con un trapianto allogenico, cioè con gli epatociti di un donatore sano diverso dal paziente. L’obiettivo, alla luce dell’elevato rischio di rigetto, è quello di sottoporre il paziente a terapie a base di immunosoppressori o studiare metodologie meno immunogeniche per l’iniziezione delle cellule.