Focus 29 Marzo 2021

Covid, i pazienti trapiantati potrebbero non sviluppare anticorpi sufficienti dopo il vaccino

Potrebbe esserci una controindicazione alla somministrazione dei vaccini anti-Covid nei pazienti trapiantati. Nello specifico, si tratterebbe di una mancata risposta anticorpale alle vaccinazioni a RNA messaggero, la tipologia dei vaccini Pfizer e Moderna attualmente in distribuzione. A stabilirlo è una ricerca condotta dagli scienziati dei dipartimenti di Chirurgia, Medicina e Patologia della Scuola di Medicina della Johns Hopkins University di Baltimora, negli Stati Uniti

Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su JAMA Network, ha coinvolto 436 pazienti di cui, a 20 giorni dalla somministrazione del vaccino, solo il 17% ha sviluppato una quantità di anticorpi sufficienti contro il virus. I partecipanti, con un’età media di 55 anni, hanno ricevuto la prima dose tra il 16 dicembre scorso e il 5 febbraio. Oltre la metà di loro (61%) era composta da donne e, in media, tutti si erano sottoposti a trapianto circa 6 anni prima. Il 52% ha ricevuto il vaccino Pfizer e il restante 48% il Moderna. Il regime di immunosoppressione di mantenimento comprendeva tacrolimus (83%), corticosteroidi (54%), micofenolato (66%), azatioprina (9%), sirolimus (4%) ed everolimus (2%). Coinvolti volontariamente, tutti i pazienti si sono sottoposti a un prelievo di sangue per verificare, attraverso il test sierologico, la presenza di anticorpi. Presenza che, appunto, è stata riscontrata in 76 su 436.

I destinatari del trapianto che ricevevano una terapia immunosoppressiva di mantenimento anti-metabolita avevano meno probabilità di sviluppare una risposta anticorpale rispetto a quelli che non ricevevano tale terapia immunosoppressiva (37% vs 63%). I riceventi di trapianto più anziani avevano meno probabilità di sviluppare una risposta anticorpale. Coloro che hanno ricevuto il vaccino Moderna avevano maggiori probabilità di sviluppare una risposta anticorpale rispetto a quelli che ricevevano il Pfizer.

Questi risultati, di scarse risposte antispike nei riceventi di trapianto d’organo dopo la prima dose di vaccini a RNA messaggero, suggeriscono che tali pazienti possono rimanere a più alto rischio precoce di Covid-19 nonostante la vaccinazione. Un’immunofenotipizzazione più profonda dei riceventi del trapianto dopo la vaccinazione, inclusa la caratterizzazione delle risposte delle cellule B e T di memoria, sarà importante per determinare le strategie di vaccinazione e le risposte immunologiche dopo la seconda dose.