Focus 24 Settembre 2020

Covid-19, dal plasma iperimmune ai vaccini. Esperti a confronto nel livestreaming di Donatorih24.it

Capire quali sono le terapie anti Covid-19 più efficaci, a che punto sono gli studi in corso sul plasma iperimmune e il ruolo dei donatori di sangue ed emocomponenti nella lotta al virus.

Questi e molti altri temi sono stati al centro del livestreaming di mercoledì 23 settembre, organizzato da Donatorih24.it in collaborazione con AVIS Nazionale, intitolato “Covid d’autunno. Il plasma tra vaccini e terapie: perché la donazione resta fondamentale”.

L’incontro, il terzo organizzato dalla testata dopo quelli di aprilemaggio, è stato moderato dal direttore di Donatorih24.it Luigi Carletti, e ha visto intervenire il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, insieme al direttore del Centro nazionale Sangue, Vincenzo De Angelis, il presidente della SIMTI (la Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia), Pierluigi Berti, e il direttore del Servizio immunoematologia e medicina trasfusionale del San Matteo di Pavia, Cesare Perotti.

Che la situazione in Italia sia sotto controllo è stato ribadito sostanzialmente all’unanimità, così come un ruolo importante nel corso del confronto lo ha avuto il protocollo Tsunami e, in particolare, i motivi del suo apparente stop. Come ha spiegato il dottor Perotti, “lo studio avviato a Pisa era necessario, ma è partito in un momento in cui le esigenze dei pazienti, da un lato per fortuna, si stavano riducendo. Il tempo per prepararlo è stato doverosamente lungo, ma la ricerca può proseguire comunque. I pazienti da arruolare ci sono, visto che al San Matteo di Pavia negli ultimi 10 giorni ne sono arrivati circa 7″. Berti ha invece invocato la necessità di “evidenze solide dalle quali non possiamo prescindere. Anche altri Paesi nel mondo si sono attivati in tal senso, ecco perché mi auguro giungano riscontri tali da definire la terapia precisa, così da attingere a una popolazione con elevato titolo anticorpale. Solo in questo modo potremo creare le scorte adeguate per procedure consolidate”.

Lo scorso maggio si parlava di “arsenali al plasma”, un modo delle Regioni italiane di organizzare le banche con il plasma da congelare e tenere a disposizione in caso di emergenza: “Molti territori stanno contando su queste scorte e anche a livello europeo, recenti provvedimenti, stanno dimostrando come il tema del plasma iperimmune sia sentito eccome”. Nei giorni scorsi, infatti, la Commissione Europea ha stanziato 4 milioni di euro per SUPPORT-E, il progetto guidato dall’EBA (la European Blood Alliance) che, grazie a organizzazioni partner di 14 Stati membri insieme a Regno Unito e Svizzera (per l’Italia partecipano il Centro nazionale sangue, il policlinico San Matteo di Pavia e l’Azienda socio sanitaria territoriale di Mantova), supporterà la valutazione clinica di alta qualità del plasma da convalescente per ottenere il consenso all’uso appropriato del CCP per il trattamento del Covid-19.

Ma come procedono le donazioni e che ruolo hanno i donatori in tutto questo? Come ha spiegato il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, “nonostante il calo dei mesi scorsi dovuto alla graduale ripartenza delle attività ospedaliere unita alle partenze per le vacanze estive, siamo riusciti a registrare donatori nuovi. Si tratta di un risultato estremamente importante, in particolare per via del calo delle nascite che comporterà una costante diminuzione dei vecchi donatori. Le richieste di sangue ed emocomponenti continueranno invece ad aumentare, ecco perché il ricambio generazionale è fondamentale“.

Tempi incerti, ancora, per quanto riguarda il vaccino contro il Covid-19, nonostante i ripetuti appelli delle passate settimane di importanti Capi di Stato e di Governo esteri. Se il direttore del Cns De Angelis, afferma senza mezzi termini che “saranno le autorità regolatorie a dire se un vaccino è efficace o meno”, il dottor Perotti spiega come il vaccino possa essere “una buona soluzione, forse non definitiva. Occorre capire quanti soggetti lo effettueranno, ma dati ufficiali degli Usa ci dicono che su circa il 30% della popolazione non verrà somministrato“. Cauto il presidente della SIMTI, Berti: “Dobbiamo aspettare i dati di effettiva efficacia su una serie di posologie. Molti studi sono in fase avanzata, quindi speriamo che nell’arco di qualche mese si riescano ad avere informazioni in più”.

A margine dell’incontro Briola e De Angelis hanno poi rinnovato l’invito alla vaccinazione antinfluenzale non solo “per evitare che si manifestino i sintomi simili al Covid-19 ed evitare assembramenti inutili in ospedale, ma per tutelare la propria salute e quella delle persone intorno a noi. Un modo per continuare a compiere il proprio ruolo di donatori e garantire l’autosufficienza nazionale”.